Nel buio incombente
di questo giorno
breve di novembre,
che precoce si spegne
in giochi d’ombre
alle pareti e scintille
dal camino accendono
focolai di memorie,
mi è facile risentire
il suono della tua voce
allungare ancora la sera
in fantasie di parole
che vincono il sonno.

E venne il gelo
con i primi giorni di dicembre
e un alitare denso di bambini
ad appannare in gioco
i vetri infreddoliti delle finestre:
lavagne improvvisate
che l’indice poi percorreva
in tracciati augurali
di natalizie comete.

Fa freddo in questo giorno
grigio di fine gennaio.
Faceva freddo anche il giorno
in cui c’incontrammo,
eppure nell’aria, che tagliava,
già avvertivo imminente
l’arrivo della primavera.

Da allora le stagioni forse
non sono cambiate con noi
e così il loro abituale corso,
ma si fa sempre più lunga
l’attesa della primavera
che pure dolorosamente
ancora sento appartenerci.