Un tempo, nei giorni
radiosi dell’esplodere
del nostro acerbo amore,
con giovanile ardore
mi sarei gettato nel fuoco
per un tuo bacio.
Ora che gli anni irridono,
forse, agli impulsi di allora,
e l’indifferenza si cela
in ogni svogliata rinuncia,
lo farei comunque
solo per non perderlo.

Quello che ho vissuto
lo tengo a mente,
ostinatamente a mente:
che, se non fosse,
sarebbe come mai
lo avessi vissuto.
Specialmente adesso
quando con i giorni
passo un poco anch’io
e tanto, a volte, diventa
indifferente se non di noia.

Con i sussurri lievi
del primo vento d’autunno
s’accorciavano i giorni
in sere lunghe, già quasi fredde.
E l’estate finì con la felicità
smarrita, dal tempo sbiadita
quale luce del mattino
nel buongiorno di un cielo
grigio, greve di pioggia.
Poi lo scorrere piatto
di anni insulsi, rubati alla vita
che appena allora iniziava.

Cancellerò di questi giorni
il rito serale dei bollettini,
la tirannia dei numeri
che non concede calcoli;
l’ansia per un segnale che dia
il senso di un cambiamento
e lo scoramento di averlo
ancora una volta frainteso.
Dimenticherò a forza il suono
odioso degli anglicismi
insignificanti, duro all’orecchio
e la voce innaturale del silenzio;
l’argomentare tedioso
dei dotti di turno in lungaggini
di parole dissonanti.
La tentazione di abbandonarsi
alla trascuratezza, alla pigrizia,
alla consolazione del cibo.
Dimenticherò tutto di ogni
volta che ho finito di vivere,
ma ricorderò con orgoglio
i balconi pavesati di dignità,
con pietà l’esodo delle salme
e con tenerezza il nostro
semplice stare insieme.

Finirà con i primi giorni
caldi d’estate questo incubo
assurdo, come col sole il buio.
E sarà un tornare bambino
quando l’annunciarsi del mattino
metteva fretta alla notte,
liberando così il sonno
dai tremori di un brutto sogno.

Ci desteremo allora leggeri
e smetteremo questi vestiti
tristi come divise ordinarie,
imbrattati di trascuratezza
e rinunce. Li butteremo
insieme ad ogni paura,
alla diffidenza ombrosa
che più dei virus contagia.

Passerà anche questa pena
in una consolazione dolce
di lacrime quale pioggia
d’aprile a lavare via lo sporco
dalle strade e dalla mente
i cattivi pensieri.
Se ne andrà un mattino
con i cortili che si rallegrano
di un candore di panni
ad asciugare al sole.

Ratto batto che il tempo fugge, «Quaderni Culturali Caprinesi», n. 11, p. 183.

Inverno, «Quaderni Culturali Caprinesi», n. 11, p. 183.

Lettera dal limbo, «Quaderni Culturali Caprinesi», n. 8, p. 148

Una lunga giovinezza: quarant’anni a Scuola, insegnando e imparando, Verona 2012.
Note introduttive dell’ex alunna Alice Corrisio

Come ti parlerò, Caprino Veronese 2012.
In occasione della mostra «Spontaneamente» Esposizione di giovani artisti della scuola media statale di Caprino Veronese. Caprino Veronese, municipio 1-10 giugno 2012.